“L’apparire di Pentedattilo è perfettamente magico, e ripaga qualunque sacrificio fatto per raggiungerla. Selvagge sommità di pietra spuntano nell’aria, aride e chiaramente definite in forma (come dice il nome) di una mano gigantesca contro il cielo, le case di Pentedattilo sono incuneate all’interno delle spaccature e dei crepacci di questa piramide spaventosamente selvaggia, mentre tenebre e terrore covano sopra l’abisso attorno alla più strana abitazione umana”.
Credits Marco Lukos
A descrivere il borgo di Pentedattilo con queste parole, è lo scrittore Edward Lear, nel suo libro “Diario di un viaggio a piedi”, edito da Rubbettino. Nel libro il viaggiatore racconta il tour a piedi della provincia di Reggio Calabria, intrapreso nel 1847.
Abbarbicato sul Monte Calvario, una roccia maestosa a forma di cinque dita che “sorregge” il borgo e da cui prende il nome, Pentedattilo è una meta imperdibile per chi sceglie di visitare la provincia di Reggio Calabria.
La natura domina questo lembo di terra all’interno dell’Area Grecanica, a 250 metri sul livello del mare, in provincia di Reggio Calabria. Una natura aspra, selvaggia, incontaminata, non sempre accessibile, ma ricca di luoghi che conservano un fascino ineguagliabile.
Storia di Pentedattilo
Il fascino che avvolge il borgo ha il sapore della leggenda che echeggia tra strade, sentieri e i resti di un castello, teatro di intrighi, tradimenti e lotte sanguinarie. La più cruenta avvenne la notte della vigilia di pasqua del lontano 1686, quando l’allora conte Lorenzo Alberti e tutta la sua famiglia furono assassinati dal barone Bernandino Benavoli. Gli unici ad essere risparmiati in questo bagno di sangue furono la sorella del conte, Antonia, e il suo futuro sposo, Don Alberto Cortez, figlio del viceré di Napoli. Pochi giorni dopo il barone Bernardino costrinse la marchesa a sposarlo.
La notizia della tragedia, consumatasi tra le mura del castello, arrivò alle orecchie del viceré di Napoli che ordinò una spedizione punitiva in difesa del figlio. Don Alberto Cortez venne liberato, gli esecutori della strage Alberti vennero giustiziati, mentre il barone Bernandino riuscì a fuggire insieme alla novella sposa, per poi morire pochi anni dopo. La giovane sposa decise di entrare in un convento di clausura a Reggio Calabria dove trascorse il resto dei suoi giorni nel tormento e nel dolore più atroce.
Il Borgo Fantasma
La strage degli Aberti arriva fino ai giorni nostri, trascinando con sé antiche leggende. Qui ve ne raccontiamo solo una e vi invitiamo a scoprire le altre visitando questo splendido borgo. Si narra, infatti, che le torri in pietra che abbracciano il paese, rappresentano le dita insanguinate di Lorenzo degli Alberti che, prima di morire, poggiò la sua mano sulla roccia. Ancora oggi Pentedattilo è definito un borgo fantasma, non solo per via di racconti leggendari tramandati nei secoli, ma soprattutto a causa di diversi terremoti che hanno portato negli anni ’60 ad un suo definitivo spopolamento. Fortunatamente negli ultimi vent’anni il borgo è tornato a vivere grazie all’intervento della Comunità Europea, all’associazione Pro Pentedattilo e numerosi volontari che ogni anno danno vita ad attività culturali e di riqualificazione del territorio. È un turismo responsabile e naturalistico quello di Pentedattilo. Chi sceglie di visitare la Calabria greca lo fa perché amante della natura, delle tradizioni locali e del buon cibo.

Credits Marco Lukos
Cose da fare e da vedere
La prima cosa da fare a Pentedattilo è godersi il paesaggio. All’ingresso del borgo rimarrete estasiati dal panorama che vi circonda che si estende fino al vulcano dell’Etna in Sicilia. Da non perdere le botteghe artigianali del legno, della ceramica e del vetro. Meritano una visita la chiesa dei Santi Corifei Pietro e Paolo e il museo delle tradizioni popolari.
È possibile, inoltre, organizzare escursioni e itinerari naturalistici alla scoperta dell’area greganica. Infine, l’appuntamento con la storia vi condurrà ai resti del castello degli Alberti.
Un’ultima cosa da fare a Pentedattilo è perdervi nel borgo, alla scoperta di un tesoro millenario custodito segretamente.
Dove dormire
Se volete immergervi nella cultura del borgo tra la quiete e il silenzio, provate l’ospitalità diffusa delle case di Pentedattilo. Tra queste le case rurali del gruppo Calabria Etnica dove potrete vivere un’ esperienza autentica a contatto con la popolazione locale.
Vista dalla nostra casetta
In alternativa potrete soggiornare nei comuni limitrofi sulla costa. Melito Porto Salvo dista 8 km e Reggio Calabria 30 km. Se siete amanti dei borghi in riva al mare potete scegliere di soggiornare a Scilla che si trova a circa 50 km, optando per una delle nostre proposte.
Quando andare
Il periodo migliore per visitare Pentedattilo è da giugno a settembre, ma il luogo conserva il suo fascino tutto l’anno. Tra le rassegne e iniziative meritevoli di una visita segnaliamo il Festival Paleariza, uno dei più importanti eventi di musica etnica regionali che quest’anno celebrerà la sua 20° edizione, il Pentedattilo Film Festival, il Festival Internazionale del cortometraggio che ogni anno richiama registi e videomaker da ogni parte del mondo. Giunto alll’11° edizione, quest’anno animerà il borgo di Pentedattilo dal 20 al 24 settembre con corti ed eventi collaterali.
Qualsiasi sia il periodo in cui decidiate di visitare il borgo di Pentedattilo portate con voi la voglia della scoperta, un golfino, scarpe comode, una macchina fotografica, gambe allenate per arrivare fino in cima e un po’ di stanchezza: quanto basta per fermarvi ad ogni curva ad ammirare lo spettacolo che vi circonda.